NewsAcido tranexamico: a cosa serve, quando usarlo e come farlo in sicurezza

13 Agosto 2025

L’acido tranexamico è un antifibrinolitico: in parole semplici, stabilizza il coagulo impedendo che si dissolva troppo in fretta. Questo lo rende utile in diverse situazioni di sanguinamento, dal ciclo mestruale abbondante (menorragia) alle epistassi ricorrenti, fino ad alcuni contesti chirurgici o post-trauma.

Negli ultimi anni l’acido tranexamico ha trovato spazio anche in dermatologia (soprattutto in forma topica) per trattare melasma e iperpigmentazioni.

Come funziona l’acido tranexamico

Il meccanismo è legato alla fibrinolisi: l’acido tranexamico si lega al plasminogeno e ne frena la conversione in plasmina, l’enzima che degrada la fibrina del coagulo. Risultato: meno sanguinamento e maggiore stabilità dell’emostasi. In cute, oltre all’effetto antinfiammatorio locale, riduce alcuni segnali coinvolti nella produzione di melanina, aiutando a uniformare il colorito nelle macchie.

Usi medici: quando è indicato

Nel contesto della farmacia, l’acido tranexamico entra in gioco soprattutto per menorragia ed epistassi, sempre nel rispetto delle indicazioni del medico e del foglietto illustrativo. In ambiente ospedaliero può essere usato in chirurgia, traumi e emorragia post-partum. Esistono anche impieghi in odontoiatria (per esempio, sciacqui a base di acido tranexamico dopo estrazioni in pazienti a rischio di sanguinamento) e, selettivamente, in alcuni quadri di angioedema su valutazione specialistica.

Nota importante: le formulazioni orali e iniettabili di acido tranexamico sono soggette a prescrizione; l’uso topico per la pelle è invece disponibile come cosmetico o dermocosmetico.

Acido tranexamico in dermatologia: melasma e iperpigmentazioni

Nelle macchie del viso (melasma, iperpigmentazione post-infiammatoria da acne o sfregamento), sieri e creme con acido tranexamico (in genere 2–5%) sono diventati un’opzione apprezzata perché ben tollerata, adatta alle pelli che non sopportano routine troppo “aggressive”. Il percorso è graduale: si applica una o due volte al giorno per 8–12 settimane, associando fotoprotezione alta quotidiana (SPF 50+), che è il vero alleato contro le recidive. In combinazione con niacinamide, vitamina C o basse percentuali di retinoidi, l’efficacia può aumentare; eventuali rossori o secchezza si gestiscono modulando frequenza e quantità.

Posologia orientativa: come si usa (senza sostituire il medico)

Nella menorragia, i protocolli più diffusi prevedono l’assunzione per i soli giorni di flusso più abbondante, iniziando alla comparsa del sanguinamento e senza superare il dosaggio massimo giornaliero riportato nel foglietto illustrativo. Per l’epistassi, oltre alle manovre locali (compressione delle narici, bustina di ghiaccio, testa leggermente in avanti), si possono usare tamponi o gel con acido tranexamico su indicazione medica; in odontoiatria, i collutori specifici si impiegano per alcuni giorni dopo l’intervento.
Per l’uso topico cutaneo, si parte in genere con 1 applicazione al giorno, salendo a 2 se la pelle lo tollera, sempre con fotoprotezione.

In presenza di insufficienza renale l’acido tranexamico richiede aggiustamenti di dose: è un punto da chiarire con il medico.

Sicurezza, interazioni e controindicazioni

L’acido tranexamico è in genere ben tollerato, ma non è per tutti e non in ogni situazione. Gli effetti indesiderati più comuni, con le formulazioni orali, sono nausea, crampi addominali e cefalea; molto raramente sono stati segnalati disturbi visivi (alterazioni della percezione dei colori: se compaiono, va sospeso e segnalato subito). Con i prodotti topici il profilo è favorevole; possono comparire secchezza o leggera irritazione locale.

Occorre prestare attenzione a:

  • Rischio trombotico: l’acido tranexamico è controindicato in caso di trombosi in atto o pregressa (per esempio TVP/EP) e va usato con prudenza in persone a elevato rischio tromboembolico.
  • Interazioni: cautela con terapie estrogeniche e contraccettivi orali combinati (possibile incremento del rischio trombotico); segnalare sempre tutti i farmaci e integratori assunti.
  • Apparato urinario: in presenza di ematuria da via urinaria alta (origine renale), l’uso può favorire la formazione di coaguli nei ureteri: serve valutazione specialistica.
  • Gravidanza e allattamento: evitare il fai da te; l’eventuale impiego è medico e mirato (per esempio in sala parto).
  • Vista: per terapie prolungate con formulazioni sistemiche, può essere richiesta una valutazione oculistica.

Quando parlare con medico o farmacista

Con l’acido tranexamico è utile confrontarsi con un professionista in alcune situazioni precise. Se il ciclo mestruale è così abbondante da richiedere il cambio dell’assorbente ogni 1–2 ore, se compaiono coaguli voluminosi, capogiri o fiato corto, è opportuno valutare un’eventuale anemia e rivedere la strategia terapeutica. Anche le epistassi che non si arrestano dopo 20 minuti di compressione corretta, o che tendono a recidivare, meritano un inquadramento clinico per capire cause e rimedi più adatti.

Ci sono poi segnali che richiedono attenzione immediata: dolore improvviso a un polpaccio con rossore e calore locali può suggerire una possibile trombosi venosa profonda; dolore toracico o mancanza di respiro impongono una valutazione urgente. Prima di iniziare o proseguire il trattamento, chi ha insufficienza renale, segue terapie ormonali o assume anticoagulanti/antiaggreganti dovrebbe discutere l’uso dell’acido tranexamico con il medico e il farmacista, per verificare interazioni e controindicazioni.

Infine, per le iperpigmentazioni (melasma, macchie post-infiammatorie) il farmacista può costruire una routine topica con acido tranexamico e fotoprotezione quotidiana, oppure indirizzare al dermatologo quando servono trattamenti più avanzati. L’obiettivo resta uno: usare il prodotto giusto, al momento giusto, nella forma più adatta e in massima sicurezza.