NewsCalcoli renali: cosa sono, come si manifestano e come prevenirli

10 Giugno 2025

I calcoli renali sono formazioni solide che si sviluppano all’interno delle vie urinarie a partire da sostanze normalmente disciolte nelle urine.

Si tratta di una condizione nota anche con il termine medico di nefrolitiasi, che può colpire persone di qualunque età, anche se è più frequente tra i 30 e i 60 anni. La prevalenza è maggiore negli uomini, ma il numero di diagnosi tra le donne è in crescita, complice l’evoluzione delle abitudini alimentari e dello stile di vita.

Cos’è un calcolo renale

Il calcolo è una massa compatta formata da cristalli che si aggregano quando le urine diventano troppo concentrate. Le sostanze coinvolte più frequentemente sono l’ossalato e il fosfato di calcio, ma anche l’acido urico, la cistina e la struvite possono contribuire alla formazione. La struttura del calcolo può essere liscia o irregolare, di dimensioni variabili: da pochi millimetri, spesso espulsi spontaneamente, fino a formazioni più grandi, che possono ostruire l’uretere o la pelvi renale.

Alla base di questo processo ci sono diversi fattori predisponenti. Il primo è sicuramente la scarsa idratazione, che rende le urine più concentrate e favorisce la precipitazione dei sali. Altri elementi rilevanti sono un’alimentazione sbilanciata (ricca di proteine animali, sodio e zuccheri raffinati), alcune patologie metaboliche o endocrine, come l’iperparatiroidismo, e la predisposizione genetica. Anche le infezioni delle vie urinarie ricorrenti, in particolare da batteri produttori di ureasi, possono favorire la formazione di calcoli infettivi.

Sintomi dei calcoli renali: come riconoscerli

Il sintomo più tipico e temuto è la colica renale, un dolore acuto e improvviso che si irradia dal fianco alla zona lombare, fino a coinvolgere addome, inguine o genitali. È un dolore di tipo crampiforme, intermittente ma estremamente intenso, che spesso spinge il paziente a cambiare continuamente posizione nella speranza di trovare sollievo.

Accanto al dolore possono manifestarsi altri disturbi: la presenza di sangue nelle urine, che conferisce una colorazione rossastra o scura, è un segnale comune, dovuto all’irritazione delle vie urinarie da parte del calcolo. In alcuni casi si avverte anche nausea, vomito, bruciore durante la minzione o una sensazione di urgenza urinaria. Se sopraggiunge la febbre, è probabile che si sia instaurata un’infezione, e in tal caso è necessario intervenire tempestivamente per evitare complicazioni più gravi come la pielonefrite o l’idroureteronefrosi.

Diagnosi e trattamenti disponibili

La diagnosi dei calcoli renali si basa innanzitutto sui sintomi, ma viene confermata attraverso esami specifici. Un’analisi delle urine permette di rilevare tracce di sangue, infezioni o cristalli. Gli esami di imaging, come l’ecografia renale o la tomografia computerizzata (TAC), consentono di localizzare con precisione il calcolo, determinarne la dimensione e monitorarne il decorso.

Il trattamento varia in base alla gravità del quadro clinico. Nei casi meno complessi, è sufficiente una terapia conservativa: idratazione abbondante, farmaci antidolorifici e antinfiammatori, e una moderata attività fisica possono favorire l’espulsione spontanea. Quando il calcolo è troppo grande o causa un’ostruzione, si può ricorrere a procedure mediche mirate come la litotrissia extracorporea a onde d’urto (ESWL), che frantuma il calcolo rendendolo più facilmente eliminabile, oppure a interventi endoscopici o chirurgici come l’ureteroscopia o la nefrolitotomia percutanea.

In alcuni casi è utile analizzare il calcolo espulso per comprenderne la composizione chimica e impostare una strategia preventiva personalizzata.

La prevenzione è la cura più efficace

Chi ha già avuto un episodio di calcolosi renale sa quanto sia importante ridurre il rischio di recidive. La prevenzione inizia da un gesto semplice ma fondamentale: bere molta acqua. Mantenere una buona idratazione quotidiana, almeno due litri al giorno salvo diversa indicazione medica, consente di diluire le urine e impedire l’aggregazione dei cristalli. Nei mesi estivi, o in caso di sudorazione intensa, il fabbisogno può aumentare.

Anche la dieta gioca un ruolo decisivo. È utile limitare il consumo di sale, che aumenta l’escrezione di calcio nelle urine, e ridurre gli alimenti ricchi di ossalati come spinaci, barbabietole, cioccolato e frutta secca. Le proteine animali, se assunte in eccesso, possono aumentare il rischio di formazione dei calcoli di acido urico, mentre un’alimentazione più equilibrata, con abbondanza di verdura, cereali integrali e frutta fresca (tranne agrumi in alcune condizioni), favorisce la salute delle vie urinarie.

Esistono anche integratori specifici, come quelli a base di citrato di potassio, che possono essere consigliati dal medico o dal farmacista per regolare il pH urinario e inibire la cristallizzazione dei sali. Alcuni estratti vegetali, come il Phyllanthus niruri (detto anche “spaccapietra”), sono oggetto di interesse fitoterapico e possono essere assunti come coadiuvanti, sempre sotto controllo specialistico.

Calcoli renali: quando consultare un medico

Un dolore lombare acuto che non si attenua, la presenza di sangue nelle urine o sintomi urinari associati a febbre sono segnali che non devono essere sottovalutati. È importante rivolgersi al medico o recarsi in pronto soccorso per accertamenti tempestivi. La diagnosi precoce e il trattamento mirato sono essenziali per evitare complicazioni a carico dei reni e delle vie urinarie.