Quando nel referto compaiono transaminasi alte, i valori che osserviamo di solito sono ALT (GPT) e AST (GOT). Sono enzimi presenti nelle cellule e soprattutto nel fegato; se i tessuti si irritano o si danneggiano, una quota passa nel sangue e il numero sale.
Un aumento, però, è una spia da interpretare e non una diagnosi in sé: acquisisce senso solo insieme a sintomi, storia clinica e altri esami.
ALT e AST, in parole semplici
L’ALT è più legata al fegato, mentre l’AST si trova anche in muscoli e cuore. Per questo un rialzo di AST può comparire dopo allenamenti intensi o piccoli traumi, senza che il fegato sia coinvolto. Quando l’origine è epatica, il rapporto AST/ALT offre qualche indizio (per esempio, nell’abuso di alcol l’AST tende a prevalere), ma serve comunque una valutazione clinica per arrivare alla causa.
Perché le transaminasi si alzano
Le situazioni più comuni spaziano dalla steatosi epatica metabolica (MASLD) al sovrappeso, dal consumo di alcol all’uso di farmaci e integratori potenzialmente epatotossici. Rientrano tra le cause anche epatiti virali (HBV, HCV), diabete e dislipidemie, ipotiroidismo, celiachia. Non va dimenticato l’effetto “temporaneo” di uno sforzo fisico molto intenso nelle 24–72 ore prima del prelievo, capace di falsare i valori.
Come si arriva alla diagnosi
Il percorso parte sempre da una buona anamnesi: abitudini, alcol, farmaci assunti, integratori e fitoterapici. Poi si prosegue con esami del sangue mirati e spesso con ecografia epatica. In base al sospetto clinico possono servire i marker virali, l’assetto del ferro, gli autoanticorpi, GGT e fosfatasi alcalina per indagare la colestasi, la CK per escludere un’origine muscolare e, quando indicato, l’elastografia per valutare la fibrosi. Talvolta, correggere i fattori confondenti e ripetere i test è già un passaggio chiave.
Le transaminasi alte meritano attenzione rapida se compaiono ittero, urine scure, prurito diffuso, stanchezza marcata, dolore in ipocondrio destro, oppure se i valori persistono su due controlli a distanza di 2–4 settimane. Trascurare questi segnali può favorire un’evoluzione verso steatoepatite, fibrosi e cirrosi.
Cosa fare: stile di vita, integratori, terapie
- Stile di vita: un modello mediterraneo ricco di verdura, frutta, legumi, cereali integrali, pesce e grassi insaturi, con riduzione di zuccheri aggiunti e alcol, aiuta a normalizzare le transaminasi alte; una perdita di peso graduale anche del 5–7% migliora ALT/AST nelle forme metaboliche, insieme a attività fisica regolare, buona idratazione e sonno adeguato.
- Integratori (se indicati): silimarina (cardo mariano) come supporto antiossidante e citoprotettivo, N-acetilcisteina (NAC) per sostenere il glutatione, carciofo (cinarina) per la funzione biliare e, in casi selezionati, omega-3 per il profilo lipidico; la scelta va personalizzata con il professionista valutando interazioni e controindicazioni.
- Farmaci: si interviene sulla causa documentata — terapie antivirali per le epatiti virali, immunomodulanti nelle forme autoimmuni, ottimizzazione di diabete, ipertensione e dislipidemie nel contesto metabolico; se il rialzo è farmaco-indotto, si valuta sospensione o sostituzione sotto controllo medico.
Per evitare falsi allarmi, segnala sempre allenamenti intensi o alcol nei giorni che precedono il prelievo e porta l’elenco aggiornato di farmaci e integratori (anche fitoterapici: “naturale” non significa automaticamente sicuro per il fegato). Il confronto con il medico e con il farmacista aiuta a scegliere prodotti affidabili, dosaggi corretti e durate sensate.